Lo Studio ha ottenuto dall’Agenzia delle Entrate l’annullamento della pretesa fiscale per abuso del diritto, ai sensi dell’art. 10-bis dello Statuto dei diritti del contribuente, con una decisione maturata dopo la presentazione di un argomentato e documentato ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale.
In sede di verifica era stata contestata la realizzazione, molti anni prima, di una ristrutturazione societaria nella quale l’attività di vinificazione, imbottigliamento e distribuzione in capo ad una società commerciale erano state riallocate affiancando a questa una società semplice agricola ed un’altra società commerciale. Il significativo risparmio fiscale derivante dalla tassazione in base agli estimi catastali era stato ritenuto indebito e frutto di operazioni prive di sostanza economica, come la cessione di gran parte delle etichette.
Nel ricorso si era spiegato e dimostrato che la scelta di porre al centro della catena del valore la società agricola cui appartengono terreni e protocolli di vinificazione era pienamente coerente con i più recenti orientamenti del mercato del vino, sempre più attento alla identità della produzione agricola nel suo legame con il territorio. Peraltro l’applicazione del regime di determinazione catastale del reddito dell’impresa agricola non poteva rappresentarsi come frutto di un utilizzo distorto degli strumenti negoziali, poiché costituiva l’esito naturale, previsto dal legislatore, di una libera scelta dell’imprenditore.
L’Agenzia delle Entrate, prima ancora di costituirsi in giudizio, ha ritenuto di condividere l’impostazione proposta dallo Studio, soprattutto nella considerazione che il risparmio fiscale realizzato non potesse affatto qualificarsi come indebito, ed ha annullato il rilievo.